14 marzo 2020
Il mio personale delirio da Coronavirus è iniziato il 18 febbraio, quando decido di cappottarmi da un muretto e di smontarmi il ginocchio destro, quello buono.
Quindi, oltre alla Pandemia, alla rivolta nelle carceri, ai profughi siriani, al terremoto, alle cavallette, al lambrusco dai rubinetti e ai proclami degli imbecilli, nel mio piccolo orticello si sono susseguiti i seguenti avvenimenti (tutti rigorosamente stampellati e doloranti):
– Un figlio con 39,6 di febbre (guarito)
– Marito con polmonite batterica e isolamento forzato della struttura (tampone negativo)
– Padre con polmonite (genitori in quarantena)
– Suocera furente che perde definitivamente la ragione (e anche il torto)
– Sciatiche random
– Un secondo figlio bloccato in Spagna (ora rientrato)
– Situazione lavorativa… Il nulla
– Telefono rovente con aggiornamenti in tempo reale dalle varie unità di crisi domestiche.
In tutto ciò, però, c’è chi si bea di avere a disposizione tutto il giorno 8 mani massaggianti: il cagno felice.
E no, non lo presto per passeggiate in deroga all’isolamento…
Voi a casa tutto bene?